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Apparecchio acustico, cosa aspettarsi - Parte 1

Strategie semplici per ottenere i migliori risultati possibili

Data: 09/09/2021
APPARECCHIO ACUSTICO, COSA ASPETTARSI

Come facilmente immaginabile, una persona che ha appena cominciato ad utilizzare gli apparecchi acustici, o che ha da poco sostituito i suoi vecchi con dei dispositivi più innovativi, si troverà inevitabilmente a vivere delle situazioni insolite e di iniziale disagio. Il verificarsi di questi episodi andrà via via svanendo, in quanto provocato dalla naturale inesperienza del paziente nei confronti della novità.

Dato che queste situazioni sono estremamente comuni e altrettanto facilmente risolvibili, abbiamo pensato di raggrupparle in questo opuscolo in modo che chiunque, in qualunque momento, possa riconoscere la situazione che lo turba e avere già sottomano la soluzione.

 

Indice:

  1. Con l’apparecchio acusticola mia voce é diversa
  2. Con l'apparecchio acustico sento tanti rumori e molto forti
  3. L'apparecchio acustico mi fa prurito all'orecchio
  4. Quando mi parlano girati, da dietro o da un altro locale non capisco cosa dicono
  5. Non capisco cosa dicono le persone negli ambienti affollati o rumorosi
  6. Con l'apparecchio acustico faccio fatica a capire le parole alla televisione
  7. Appena ho messo l'apparecchio acustico sentivo bene ma dopo un pò di tempo non più

la soluzione

Con l’apparecchio acusticola mia voce é diversa

Una delle sensazioni più frequenti che vengono riferite da chi ha appena indossato gli apparecchi è la percezione che la propria voce sia “cambiata”. In realtà questo è un fenomeno del tutto apparente e passeggero. Quando una persona che non utilizza apparecchi acustici parla, sente il suono della propria voce, ma questo suono arriva alle sue orecchie dall’interno e tramite la vibrazione dei tessuti corporei. Il risultato di questo processo è che la nostra voce (che siamo abituati a sentire da quando siamo nati) non è quella vera ed è diversa da come le altre persone la hanno sempre sentita. Da quando iniziamo a indossare gli apparecchi, invece, cominciamo ad ascoltare la nostra voce attraverso l’aria, quindi la sentiamo nello stesso esatto modo in cui gli altri sono sempre stati abituati ad ascoltarci

Questo cambiamento smetterà di darci fastidio semplicemente con l’abitudine, ma noi possiamo affrettare questo miglioramento. È sufficiente leggere ad alta voce una pagina qualsiasi, in maniera chiara e scandita come se stessimo leggendo una favola a un bambino, per almeno 15 minuti al giorno. Dopo circa una settimana vi renderete conto di non avvertire più nessun “disagio” nell’ascoltarvi parlare.

 

Con l’apparecchio acustico sento tanti rumori e molto forti

Questo è uno degli effetti che si presentano con maggior frequenza, soprattutto in chi non ha mai avuto esperienze passate con gli apparecchi acustici.

Nel momento in cui si indossa una protesi bisogna tener conto di tutti gli anni che abbiamo passato sottoposti a una perdita uditiva. I problemi di udito sono destinati a peggiorare nel tempo e questo avviene costantemente, ogni giorno per svariati anni. Il processo degenerativo è così lento che le persone non se ne accorgono e si abituano, giorno per giorno, a sentire sempre meno suoni. Quando si renderanno conto di avere delle difficoltà a sentire, la perdita uditiva sarà già molto consistente.

L’apparecchio acustico, invece, restituisce in pochi secondi tutto quello che non eravamo più abituati a sentire da anni. E’ normale, quindi, che il cervello, ricevendo in un momento tutti i suoni, di cui si era “dimenticato”, focalizzi tutta la sua attenzione sulla novità: l’improvviso cambiamento sonoro lo mette in allarme! Nei primi giorni di utilizzo noteremo un sacco di rumori, soprattutto metallici (chiavi, porte, posate, tacchi, ecc), che fino a un momento prima sentivamo molto attutiti. È importante considerare il fatto che questo fenomeno accade con tutti e che è una normalissima fase di adattamento del nostro cervello. Nel giusto tempo esso ricostruirà il proprio ambiente sonoro arricchendolo con i nuovi suoni che l’apparecchio è in grado di fornire. Esattamente come in chi non ha problemi di udito, sarà il cervello in automatico a ristabilire la “gerarchia” dei rumori che sentiamo, imparando sempre di più a percepire quello che davvero ci interessa ascoltare e mandando nel “dimenticatoio” tutti quei rumori ambientali che sono sempre esistiti ma che nei primi istanti ci appaiono così forti e fastidiosi

Non preoccupatevi che i rumori siano così forti da causarvi ulteriori danni all’udito. Se l’apparecchio è opportunamente regolato non amplificherà mai i suoni oltre un limite prestabilito, in modo che non possano raggiungere intensità tali da risultare dannose. Cercate, dunque, di essere tenaci nell’indossare l’apparecchio acustico il più possibile. Se siete all’inizio potete concedervi brevi pause di un’ora ogni 3 o 4 ore di utilizzo, ma ricordatevi che tutta la “fatica” che fate adesso altro non è che l’allenamento necessario al vostro cervello per imparare di nuovo ad ascoltare e a dare significato ai suoni dell’ambiente.

 

L’apparecchio acustico mi fa prurito all’orecchio

Esattamente come per i rumori trattati nel paragrafo precedente, anche il problema del prurito è comunemente riscontrabile in chi si avvicina per le prime volte all’utilizzo dell’apparecchio; parimenti a quelli si risolverà da solo con l’abitudine all’utilizzo. Il canale uditivo, infatti, è rivestito da uno strato sottilissimo e molto sensibile di pelle ed è solito irritarsi quando qualche oggetto vi si introduce.

Siccome il nostro sistema nervoso non è capace di distinguere cosa finisca nel condotto accidentalmente e cosa, invece, vi viene introdotto per migliorare la salute, percepisce l’apparecchio acustico come un qualunque corpo estraneo quindi, nei primi giorni di utilizzo, ci manda dei segnali di allarme sotto forma di prurito. Ci basterà tollerare questo piccolo fastidio iniziale per far sì che l’orecchio si abitui ad accogliere l’apparecchio e vedremo il prurito scomparire nel nulla per non tornare mai più. La prima settimana di utilizzo è la peggiore, da questo punto di vista, quindi potete anche in questo caso concedervi delle brevi pause di un’ora ogni 3 o 4 di utilizzo, oppure usare l’apparecchio stesso per grattarvi, muovendolo all’interno del condotto uditivo.

 

Quando mi parlano girati, da dietro o da un altro locale non capisco cosa dicono

Anche un orecchio umano perfettamente sano, per quanto sensibile, ha comunque dei grossi limiti e chi soffre di problemi di udito tende a sottovalutare questo dato di fatto. Se a queste limitazioni si aggiunge una perdita uditiva, che ha agito nell’ombra per anni, è chiaro che ci siano delle situazioni che richiederanno lunghi periodi per essere recuperate, e quasi mai si potrà tornare al livello di ascolto di quando le orecchie erano perfette. 

Oltretutto, un orecchio che non sente bene per anni perde la capacità di capire in maniera nitida le parole pronunciate dalle altre persone. Questa capacità può essere allenata e, col tempo, portare a recuperi sbalorditivi, ma è un processo che richiede costanza nell’utilizzo degli apparecchi, un rapporto continuo e proficuo con l’audioprotesista e diversi mesi, se non un paio di anni, prima di dare i risultati ottimali. Del resto alla sordità si lasciano anni e anni di azione indisturbata, non è razionale aspettarsi di rimediare alle conseguenze in poche settimane. 

L’apparecchio fornisce gli strumenti necessari al recupero permettendo di superare il deficit uditivo e sentire nuovamente dei suoni che si sentivano più, ma è esclusivo compito del cervello quello di prendere questi suoni, elaborarli e dargli un significato. E’ un po’ come se dovessimo re-imparare la lingua. Il cervello arriverà, prima o poi, a questi risultati ma è necessario sapere che non è possibile essere impazienti e che tutto dipenderà dalla nostra costanza nell’utilizzo degli apparecchi acustici.

Ecco, ora, alcuni suggerimenti per semplificarci notevolmente la vita e ottenere dei miglioramenti immediati già nei primi giorni di utilizzo:

Ogni apparecchio enfatizza i suoi che arrivano da davanti, quindi se voglio capire una persona che mi sta parlando devo guardarla in viso, usando il naso come mirino verso la sua bocca. Solo in questo modo gli apparecchi saranno direzionati nel modo migliore possibile.

Come ogni microfono, anche gli apparecchi acustici hanno un raggio massimo di azione che, precisamente, non arriva molto oltre i 2,5 metri. La posizione per avere un ascolto ottimale di ciò che l’altra persona ci sta dicendo è quindi frontale e a distanza non superiore al metro e mezzo.

È importante che chi convive con una persona che utilizza gli apparecchi acustici sia consapevole di come poter fornire tutto l’aiuto possibile affinché il debole di udito possa avere chiari vantaggi fin dai primi giorni di utilizzo delle protesi: è da escludere la possibilità di parlarsi da un locale all’altro, dato che è già molto difficile comprendersi tra persone che sentono bene. È molto utile, invece,  richiamare l’attenzione del protesizzato prima di comunicargli qualunque cosa e, soprattutto, è sconsigliabile urlare.

La miglior tecnica per farsi capire è quella di parlare a non più di 1.5 metri, guardandosi in viso, con tono della voce medio/alto e scandendo bene le parole. Solo una parlata lenta e chiara aiuterà l’altro ad allenarsi e a comprendere sempre meglio quello che abbiamo da dire, anche in situazioni via via più difficili.

 

Non capisco cosa dicono le persone negli ambienti affollati o rumorosi

Similmente a quanto riportato nel paragrafo sopra, anche per la conversazione nei luoghi affollati o molto rumorosi bisogna tenere conto dei naturali limiti dell’orecchio umano, fosse anche perfettamente sano. L’ambiente con molto rumore di fondo, sia esso musica, brusio, rumore di macchine o motori, è uno dei più fastidiosi in assoluto, anche per chi non soffre di problemi all’udito. 

Soprattutto se siamo alle prime armi nell’utilizzo degli apparecchi è bene evitare di trovarsi in queste situazioni senza che vi sia stato un opportuno periodo di adattamento all’uso delle protesi. È molto importante un utilizzo continuo e costante in ambienti inizialmente tranquilli come la casa, l’ufficio, il cortile di casa ecc. Solo dopo che mi sarò abituato a tutti questi stimoli sonori essenziali, potrò sperare di ottenere dei risultati soddisfacenti anche in ambienti via via più impegnativi, come la strada, l’ascolto radio/ televisivo, l’automobile e, appunto, i locali rumorosi o affollati. 

Considerate che, comunque, un cervello sottoposto da anni a una perdita uditiva ha “disimparato” a riconoscere e distinguere i vari suoni quindi se ne vengono proposti troppi nello stesso momento, il soggetto va in confusione. È sufficiente un costante allenamento e l’abitudine all’uso degli apparecchi acustici per veder incrementare le proprie abilità uditive ma è importante sapere che non si può tralasciare questo passaggio e che esso richiederà del tempo. 

Se gli apparecchi acustici di cui si dispone, poi, sono dotati di una tecnologia moderna e avanzata, saranno in grado di affrontare molto meglio il problema delle conversazioni nei locali rumorosi.

Esistono, comunque, delle semplici strategie per aiutarsi nel miglior modo possibile in questa situazione: siccome gli apparecchi tendono a enfatizzare i suoi provenienti dal davanti, è molto utile conversare con chi desideriamo rivolgendo le spalle al resto dell’ambiente rumoroso. Se fossi in un ristorante, ad esempio, mi troverei meglio se mi sedessi con lo sguardo rivolto al muro, di fronte alla persona con cui voglio conversare e dando le spalle al resto della sala. Devo indicare con il naso la bocca dell’altro in maniera da tenere entrambi gli apparecchi nella miglior posizione possibile per coglierne la voce. Anche utilizzare gli occhi per distinguere le parole secondo i movimenti delle labbra può portarmi un validissimo aiuto. E’ necessario non trovarsi a più di un metro e mezzo di distanza dall’interlocutore e quest’ultimo farebbe bene a parlare con un tono di voce medio alto, non urlato, scandendo il più chiaramente possibile le parole. Un’altra accortezza molto utile è quella di richiamare sempre l’attenzione dell’ipoacusico prima d'iniziare a parlargli, in questo modo la sua attenzione si sintonizzerà immediatamente su quanto abbiamo da dirgli.

 

Con l’apparecchio acustico faccio fatica a capire le parole alla televisione

Quasi sicuramente l’ascolto della televisione comporterà qualche problema. Questo fatto, però, è da imputare soprattutto al televisore stesso, piuttosto che all’apparecchio acustico.

La prima causa di difficoltà, in questo ambito, è la distorsione che l’audio televisivo subisce attraverso tutti i passaggi radiofonici ed elettronici che portano la voce di chi sta parlando in TV fino alle nostre orecchie. Quello che ascoltiamo non è più un parlato umano reale ma un segnale riprodotto che è passato attraverso innumerevoli trasformazioni, ognuna delle quali apporta un impoverimento del messaggio. 

Il secondo ostacolo che si incontra è causato dall’abitudine, che le persone con problemi di udito acquisiscono, di guardare le labbra dell’altro per capirne i discorsi. Per chi segue film o serie televisive non italiane si crea il contrasto tra il labiale dell’attore straniero e il doppiaggio audio in italiano. Si genera quindi una confusione d'informazioni. Per contro, i discorsi dei programmi televisivi prodotti in Italia sono spesso ripresi direttamente, senza passare da uno studio di doppiaggio. Questo fatto fa scadere molto la qualità sonora.

Una terza fonte di difficoltà nell’ascolto della televisione risiede nel fatto che in natura le voci ci giungono da sorgenti diverse e quindi, per comprenderle meglio, possiamo concentrarci su ognuna di esse rivolgendovi singolarmente lo sguardo (e le orecchie!). In televisione, invece, anche se le persone sono tante, la fonte sonora è sempre e solo una: l’altoparlante del televisore. Considerate, poi, che nei nuovi televisori con lo schermo piatto, la qualità di riproduzione del segnale audio è peggiorata rispetto a quella degli altoparlanti dei vecchi televisori a tubo catodico.

Cosa possiamo fare, dunque, per risolvere questa situazione?

L’apparecchio acustico darà sicuramente una mano nell’ascolto della televisione ma bisogna considerare che è stato creato per l’ascolto di voci umane e suoni naturali diretti. Come già detto, il nostro cervello è sempre in grado d'imparare, quindi possiamo allenarlo a interpretare sempre meglio i suoni che ci arrivano dalla televisione. 

Il primo consiglio utile è quello di esercitarsi nell’ascolto dei telegiornali, quando il giornalista annuncia le notizie in studio. Questo perché in quel caso i passaggi radiofonici sono molto pochi, la persona è inquadrata singolarmente, quindi è possibile leggerne le labbra, e la dizione di chi parla è molto chiara e limpida

Un'altra situazione molto facile per farsi l’orecchio è quella offerta dai documentari. Sebbene, durante questo tipo di trasmissione vi siano quasi solo immagini, la voce narrante che le accompagna è molto nitida e ben impostata, quindi risulta facilmente comprensibile anche a chi ha problemi di udito.

Se il problema dovesse non essere risolto in maniera soddisfacente si può sempre procurarsi delle cuffie. Ne esistono di senza fili che non escludono l’audio agli altri telespettatori. Addirittura alcuni tipi possono essere indossati pur continuando a tenere gli apparecchi acustici nell’orecchio.

La soluzione senza dubbio più efficace, ma che potrebbe essere meno economica, è sempre quella d'informarsi presso il proprio centro Acustico sugli accessori che potrebbero essere abbinati agli apparecchi per poter ascoltare la televisione, senza fili e direttamente dai propri apparecchi acustici.

 

Appena messo l’apparecchio acustico sentivo bene ma dopo un po’ di tempo non piu’

Un orecchio sottoposto a una perdita uditiva segue un destino paragonabile a quello di un braccio ingessato: la mancanza di stimoli e l’inutilizzo portano l’organo ad atrofizzarsi, cioè a indebolirsi sempre di più. Appena rimosso il gesso dal braccio, è già possibile riprendere a muoversi e a lavorare come se nulla fosse? Ovviamente no! Per riacquistare la naturale mobilità del nostro arto dovremo sottoporci a un lento e accurato processo di fisioterapia atto a stimolare le connessioni tra i muscoli e il cervello. Per le prime sedute potremo svolgere solo piccoli esercizi e faremo fatica perfino a muovere le dita.

Allo stesso modo, il sistema uditivo, sottoposto a inutilizzo e mancanza di stimoli (magari per anni!) va allenato poco alla volta.

Appena indossati gli apparecchi, i suoni tornano numerosi e diversi da quelli a cui si è stati abituati fino a un momento prima, quindi bisogna regolare le protesi in modo da non sottoporre l’utilizzatore ad esperienze troppo fastidiose: il volume erogato sarà significativamente più basso di quello che sarebbe necessario per il recupero della perdita uditiva.

Man mano che il sistema uditivo, ma soprattutto il cervello, si allenano e si arricchiscono di queste nuove esperienze sonore, quello che prima sembrava forte e fastidioso tornerà nella normalità. E’ naturale, quindi, che nei primi giorni di utilizzo gli apparecchi sembrino produrre suoni forti e squillanti. Dopo qualche periodo, però, la persona si abitua e si rende conto di aver bisogno di più volume per compensare correttamente la propria perdita uditiva.

Non si può sapere dopo quanto tempo possa verificarsi questo fenomeno, dipende molto dalla capacità di adattamento di ogni singola persona. Per alcuni può essere questione di pochi giorni, per altri la situazione può rimanere stabile per mesi. Quello che è importante sapere è che aumentare periodicamente il volume degli apparecchi fa parte del normale percorso riabilitativo di chi utilizza gli apparecchi acustici.

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