Cosa collega ipoacusia e decadimento cognitivo?
I risultati di questo studio, oltre che confermare la relazione tra perdita uditiva e declino mentale, sottolineano quanto sia essenziale che i medici affrontino con i pazienti la questione delle loro capacità uditive per evitare che la soluzione al problema venga rimandata nel tempo.
Una volta accertato il rapporto tra i due fenomeni si sta cercando il motivo da cui tale legame è determinato.
Esistono tre ipotesi molto valide:
la prima evidenzia come gli anziani con difficoltà uditive siano anche isolati socialmente ed è noto come la solitudine aumenti il rischio di declino mentale;
la seconda sostiene che il cervello di un ipoacusico sia costretto a concentrarsi moltissimo nella percezione dei suoni sottraendo energie ad altre attività come pensare o ricordare.
La terza ipotesi si interroga sulla possibile esistenza di danni cerebrali che provochino contestualmente la perdita dell'udito e il declino cognitivo.
Il numero di anziani afflitti da problemi cognitivi è destinato ad aumentare, raddoppiando ogni 20 anni come conseguenza dell'invecchiamento della popolazione mondiale: è di assoluta priorità capire quali siano le condizioni che favoriscano la comparsa di tali situazioni e quali siano i metodi di prevenzione.
In seguito alla recente scoperta sopra descritta, sta salendo alla ribalta un'altro aspetto finora poco considerato: l'efficacia degli apparecchi acustici nel restituire l'udito e rallentare la degenerazione cognitiva.
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